ArtVerona

dal 13.10.2023 al 15.10.2023

LA VITA CONTINUA ANCHE SE TUTTO FINISCE

ARCHETIPO

Il fuoco è un archetipo così complesso che sarebbe impossibile leggerci un significato univoco. Quello che è indubbio è che c’è necessità di condizioni oggettive affinché l’incendio divampi: la temperatura deve essere altissima e l’aria divenire così pesante da essere irrespirabile. Questa incompatibilità con la vita naturale porta con sé un vorticare che ci lascia attoniti.

Il fuoco è un’azione, simbolo ancestrale e inizio della civiltà, ma esiste anche in una dimensione più intima, come abitudine. Del resto, lo portiamo in tasca e lo scambiamo con naturalezza nell’accendere una sigaretta, illudendoci che l’aspetto primitivo e magico sia stato superato da quello pratico e funzionale. Ma se tutto bruciasse e noi ci posizionassimo dentro e dietro l’incendio, cosa succederebbe? Se dal calore uscissero nuove ecologie, come reagiremmo?

 

PROLOGO

D. 34. In che cosa consiste la loro morte?
R. La vita e la morte sono per loro il medesimo principio, in quanto muoiono pure per il fuoco, ma si tratta

di un fuoco di fusione.
(Il fuoco di fusione è quello del rogo d’Ercole, dove l’individualità si fonde nel Tutto, in seno al quale si è

affermata la sua autonomia). […]»1

 

INCENDIO: DISTRUZIONE / NUOVA VITA

Maria Positano e Andreas Zampella ricreano per lo stand di ArtVerona un luogo magico, distruttivo e rigenerativo entro il quale tutto diventa possibile, rimanendo in bilico fra sogno e realtà, incubo e desiderio, primordiale e attuale.
La posizione delle opere rimanda a una narrazione che non ha né un inizio, né una fine: prima, durante e dopo si mescolano e si uniscono in un’unica soluzione fluida, connessa con l’eternità, che non tiene conto di nessuna legge fisiologica alla quale noi, invece, siamo costretti. Fissata nel suo attimo perfetto, coincidente col tempo assoluto, la cronologia del calendario è così abolita. Rifiorisce una nuova possibilità, plausibile e auspicabile: nuova vita, nuova natura, nuovo destino, nuovo scenario sul quale recitare una parte inedita e chimerica.

I materiali dei lavori qui presenti sono tutti veicoli di calore e il fuoco è il loro denominatore comune. Le opere di Positano (Vessel in Green II, Vessel in Green III, 2023), fluttuanti in mezzo alla sala, raccontano di un nuovo organismo (benefico) in grado di emergere dalla cenere di un incendio. Esse, simili a vasi o urne cinerarie – le quali contengono ceneri dove la rifioritura è veramente possibile – narrano di una nuova vita, diversa e inedita. L’incendio messo in scena da Zampella (Sguardo dal fuoco, 2023) è invece l’incipit della narrazione e, allo stesso tempo, il suo culmine. Il prima e il dopo si fondono in un’unica soluzione: siamo di fronte a qualcosa che sta nascendo dal (e grazie al) fuoco, oppure stiamo assistendo al cessare graduale dell’esistenza? Rimaniamo attoniti nel guardare la storia frantumarsi e ricomporsi. Morte e vita – e il loro non svelarsi apertamente – lasciano spazio a un lungo brivido sulla schiena, caldo di eccitazione o gelido figlio della paura.

Tale crisi del fruitore è data dall’ambiguità stessa del reale, che nei lavori dei due artisti è risolta e rimandata fino a prova contraria. Una narrazione fatta di possibilità, quasi sempre opposte, in bilico: ciò che brucia, in questo specifico frangente, sarà forse spazzato via o servirà per qualcos’altro.
Rimane la cenere, questo è indubbio, che cade a terra e si trasforma in forme nuove. La materia brucia, si adatta e lotta per rigenerarsi, in bilico tra qualcosa che non può più vivere e qualcosa che deve continuare a essere.

È d’altronde presente nella produzione dei due artisti un rapporto ancestrale con la materia. Zampella lavora la terra, la utilizza come se fosse un pigmento, la ibrida e la rende cangiante. La stessa argilla si trasforma proprio grazie al fuoco, assumendo una nuova forma che conserva al suo interno il seme terroso.
Positano, invece, modifica la materia e la mette in crisi. Ciò che pare essere metallo è in realtà carta o un materiale lontanissimo da ciò che pensavamo essere: per natura, peso, qualità e conservazione. Tessuti divengono code di meduse o di altri animali dal manto soffice e attraente. Superfici dorate e laccate ci ingannano, nascondendo una verità più profonda ed enigmatica. La volontà di stremare la materia – e le nostre convinzioni – coincide con l’ossimoro sul quale si regge l’intera mostra: l’arte è dubbio, mai risposta.

 

EPILOGO

L’incendio si è diramato, dal soffitto alle prese, dalle tasche alle teste. I fiori sono in aria, vegliano sulla scena (o su di noi). Gli amuleti sono soli che scaldano, forse troppo, un’atmosfera già incompatibile con la vita. Tutto è posizionato su un palcoscenico ribaltato: quello della vita e dell’arte, dove finzione e realtà si mescolano indissolubilmente.

La storia – personale o globale che sia – può ricominciare da capo: fuoco che arde e fuoco che brucia, a te il continuo della narrazione. Fiori, scudi e amuleti, proteggeteci o rincuorateci: la vita continua anche se tutto finisce.

 

Francesca Disconzi

Federico Palumbo

NOTE:

1 O. Wirth, Il simbolismo ermetico nei suoi rapporti con l’Alchimia e la Massoneria, Edizioni mediterranee, Roma (2009), p. 140

 

BIOGRAFIE ARTISTI

 

Maria Positano (Napoli, 1995)

Maria Positano intreccia concetti di costruzione soggettiva del mondo e di produzione narrativa collettiva, combinando storie e materiali per arricchire nozioni sfaccettate della propria appartenenza culturale. Il suo lavoro specula e finge storie etnografiche; attingendo alla propria educazione nomade, l’artista costruisce una pratica multidisciplinare. Il suo attuale lavoro nasce da un interesse per le armature e le strategie di difesa: pensare all’incarnazione, alla vulnerabilità e alle ecologie transnazionali permette all’artista di ristrutturare le idee di resilienza e resistenza politica. Combinando armature/scudi greco-romani, pan-culturali e poligeniche, l’artista è interessata ad ampliare le idee di eredità e identità dominanti, mentre i riferimenti storici esistenti sono liberamente contestualizzati nella trama dell’opera.

Andreas Zampella (Salerno, 1989)

Tutti gli elementi dell’opera di Andreas Zampella si compongono come in una pièce teatrale: il quadro è la scenografia delle azioni e delle non-azioni, metafora dello spettatore; gli utensili e le sculture gli oggetti di scena, il cui significato cambia, si scopre nello spazio; gli oggetti contenenti carne cruda e le “macchine”, gli attori principali, che, congelando il movimento in potenza, o reiterandolo in modo insensato, vivono una condizione di azione continua, come ascessi dell’arte performativa. Con queste linee guida, il suo lavoro indaga il rapporto tra realtà e rappresentazione nella società, ammettendo il fallimento della comunicazione nella contemporaneità. Come soglie o usci semiaperti, le sue opere oscillano in condizioni al limite tra stanchezza e ansia, lamento e accusa, obbligo e noia, individuo e collettività, e lo fanno in modo indolente, ipocrita, nel pieno paradosso della realtà.

ArtVerona 2023, padiglione 12, stand CB4, sezione “Curated By”, installation view

Andreas Zampella, Sotto al cuscino, 2023

argilla, olio e smalto su tela, 80,5×59 cm

Vincitore del Premio A Disposizione Veronafiere per l’arte

Maria Positano, Sun disk, 2023

argilla di carta, colorante alimentare, stucco epossidico, cera per restauro, calchi in peltro, 43×43 cm

installation view

Andreas Zampella, Stanza con finestra, 2023

olio su tela, 29×32 cm

Andreas Zampella, Presa velata, 2023

argilla, smalto e olio su tela, 10×15 cm

Maria Positano, Vessel in Green III, 2023

pasta di carta fusa e ossidata, velluto, ricamo, catene, perline di mais, ottone, acciaio, cera d’oro, 12x12x120 cm

Maria Positano, Sprouting in Green (with fabric), 2023

pasta di carta, perline di mais, catena, velluto, peltro e argilla epossidica, 75×22 cm

installation view